IL GERGO DEI SALINARI
Acqua crura: acqua marina gia in evaporazione, la cui salinita non supera gli 8-10 gradi Baumè di salinità
Acqua fatta: acqua satura il cui tasso di salinita ha raggiunto i 25 gradi Baume: è il momento in cui precipita il cloruro di sodio. Presenta colore rossiccio ed emana odore di putrefazione, dovuto alla microfauna sviluppatasi spontanneamente in ambiente salmastro e poi distrutta dall’aumento del tasso salino.
Acqua matri: liquido salmastro, residuo del raccolto del sale. Il tasso di salinita è superiore ai 28-30 gradi Baumè e fa precipitare i sali di magnesio. Servirà da lievito per la successiva annata salinifera e viene conservato nel vasu cultivu.
Acqualoru: aiutante degli uomini della venna, di giovane età, incaricato di distribuire acqua agli operai impegnati nella raccolta del sale.
Alma da ‘ntinna: asse centrale della palla del mulino a stella.
Alma da spira: asse di legno, elemento principale della vite elicoidale.
Ammunziddari: sistemare il sale dentro le caselle salanti, in cumuli conici alti non più di un metro.
Annalori: si dice di coloro che prestano lavoro in salina tutto l’anno, essendo addetti a molti incarichi; tra questi ii curàtulu èla figura più importante.
Arbulari (‘u mulinu): predispose l’armatura del mulino a stella per il succcessivo impiego dello stesso durante la campagna del sale.
Ariuni: piattaforma adiacente le caselle salanti. Risistemata e compattata ad ogni inizio di campagna, era destinata a mantenere in deposito i cumuli di sale (munzidduna).
Arrunzari ‘u sali: predispose il sale in piccoli mucchi dentro le caselle salanti.
Assummari (‘a salina): operazione di prosciugamento degli invasi attraverso it deflusso dell’ acqua madre e di tutte le acque accumulatesi nei mesi invernali.
Baddaronzularu: aiutante degli uomini di venna, di giovane etè, addetto a pulire il sale sistemato nell’ariuni dai residui di fango.
Baddaronzuli: pallottoline di fango e sale prelevate involontariamente ogni volta che il salinaro affonda la pala nella casella salante.
Bigghiolu: secchio di legno dogato, usato dall’ acqualoru per distribuire ai salinai acqua da risciacquo.
Burruggiu d’a mari: mulinello di polvere provocato nella fridda da infiltrazioni di acqua marina, attraverso il fondo o la traversa.
Cammara d’a spira: luogo dove viene allocata la spira; è in conci di tufo e la sua dimension varia secondo la spira che deve contenere.
Canali di l’acqua crura: canale interno alla salina, attraverso il quale l’acqua passa dal vasu cultivu alle cauri.
Canali a mari: canale presente nelle saline, posto al di sotto del livello del mare. Attraverso lo stesso affluisce acqua destinata ad alimentare la fridda.
Canali mastru: condotto di collegamento tra le calde e le caselle salanti. Vi viene fatta defluire l’acqua fatta.
Canali di l’acqua fatta: come canali mastru.
Canali di l’acqua sachia: canale di colllegamento tra la fridda e it vasu cultivu.
Canali di mmenzu: canale principale che, partendo dalle saline di Nubia, giunge fino al porto di Trapani.
Cantuni: concio di tufo di Favignana (cm. 70 x 25 x 25).
Capupartitara: direttore delle operazioni di ammasso del sale in cumuli conici dentro le caselle salanti.
Caputubbu: grosso cavo di canapa che, stringendo it cilindro, bloccava it movimento delle pale del mulino a stella. Capuvenna: direttore delle operazioni d’ammasso del sale in cumuli conici dentro le caselle salanti.
Carricaturi: operaio addetto al trasporto delle ceste di sale, a spalla, dalla casella all’ ariuni. Oggi le ceste sono sostituite da carriole e nastri trasportator meccanici i.
Carriola: piccolo carretto con due ruote e due stanghe, si spinge a mano e serve per trasportare materiale solido. Anticamente era tutta costruita in legno; oggi in lamiera con ruota di gomma.
Cartedda: cesta utiizzata per il trasporto del sale. Originariamente di fibre vegetali, fu poi di lamierino zincato, prima di andare del tutto in disuso.
Casa di salina: costruzione in muratura intema all’ impianto salinifero. Comprendeva un magazzino, un mulino-frantoio, locali di abitazione del curatulu e di ricovero per i salinai in genere.
Casedda: casella salante che, in serie con altre, rappresenta l’ultimo ordine di vasche della salina. Qui infatti avviene la cristallizzazione del cloruro di sodio.
Catinotti: elementi del mulino a stella che servono a bloccare la parte superiore del mulino nella direzione voluta dall operatore
Caura: bacino evaporante in cui l’acqua raggiunge una salinita di 16-20 gradi Baumè e lascia precipitare i solfati di calcio.
Cavigghi: cunei in legno di manna che permettono l’incastro degli ingranaggi intemi che sostengono le pale del mulino a stella.
Ciaramira: tegola di terracotta., viene usata per la copertura di cumuli di sale in deposito sull’ ariuni
Cilindru: elemento presente con la stessa funzione sia nel mulino a stella che in quello americano. Nel primo 6 in legno, e vi vengono innestate le pale, nel secondo 24 in ferro.
Cubbulinu: cono di lamiera zincata e armatura di legno, a copertura della tone del mulino a stella. Puo essere orientato seguendo la direzione del vento, essendo girevole su base fissa: ad esso e infatti collegato l’asse con le pale del mulino. Cunicchiuni: pignone interno alla torre del mulino a stella. Assicura il collegamento tra la corona dentata superiore e l’asse verticale del mulino.
Cunocchia: pignone più piccolo del precedente. Funge da collegamento tra asse e corona di base.
Cura: banderuola, elemento del mulino americano.
Curatulu (di salina): gestore della salina, che nominato dal proprietario, funge da uomo di fiducia.
Curuna: elemento del mulino americano Costituito da due mote dentate sovrapposte che ruotano per effetto del moto trasmesso dalle pale, amplificandone i giri.
Cuscineddu: cuscinetto imbottito di paglia veniva poggiato sulla spalla sinistra, dove egli sistemava la cesta di sale.
Cuttunina: tela ruvida di cotone. Viene distesa dal mulinaru sulle pale del mulino a stella per consentirne il funzionamento.
Cuvirnari (a ffacciu): operazione consistente nel trasferire l’acqua fatta direttamente dalle cauri alle caselle salanti.
Drittu: asse principale del mulino a stella. Trasmette Il moto dalle pale alla spira.
Effici: erpice costituito da un’asse di legno di due metri, con chiodi di 10 cm sporgenti da un lato. Trainato da due operai che si muovono di conserva lungo i bordi opposti della casedda, serve a rimuovere la superficie frantumata del sale.
Filati: articolazioni ortogonali in cuila casella salante viene divisa in vistadella successiva canalizzazione per
acqua residua.
Filiari: si dice dell’acqua che diviene oleosa col crescere del tasso di salinità
Foram: involucro esterno della vite d’Archimede in legno di polentino.
Fridda: ampio bacino della salina dove affluisce direttamente dal mare l’acqua marina. Dai 3,5 gradi Baumè di salinità
iniziale, l’acqua ivi raccolta raggiunge i 5 od anche i 7-8 gradi.
Fruntagghiu: benda che, fasciando la fronte del salinaio, assicurava stabilità al cuscinetto della spalla sinistra del carricaturi.
Fusiddi: scanalature dei pignoni che si trovano nel mulino a stella.
Giru riparu: anello che funge da guida ai due anelli sotto menzionati.
Giru supranu: anello in legno di rovere girevole che si innesta sul giru suttanu. Su di esso viene montata la cupola del mulino a stella.
Giru suttanu: anello in legno di rovere, infisso nella muratura della torre del mulino a stella.
Giruveli: robusta fune che collega le pale del mulino a stella per impedirne la traslazione.
Inchiri ‘n facciu: riempire le caselle salanti con l’acqua proveniente direttamente dalla fridda, all’inizio della coltivazione del sale.
Ittari a facciu: operazione di immissione delle «acque fatte» dai «cauri» nelle caselle. Questo sistema veniva adottato nelle saline sprovviste di sintine e si compiva ogni otto giorni.
Ittari ‘n funnu a salina: operazione di caricamento dei bacini della salina, cominciando da quello degli ordini più esterni.
Ittata d’u mulinu: apertura situata alla parte opposta a quella dove è allocata la spira. Da questa fuoriesce l’acqua per essere immessa nelle vasche.
Levitu: si dice dell’acqua madre quando viene mescolata all’ acqua vergine per affrettame la maturazione.
Macinati: lento affluire di acqua di mare nella fridda al fine di mantenerne basse la temperatura e la densita.
Malasenu: magazzino adibito a deposito degli attrezzi.
Mammacitura: residuo della campagna salifera costituito dalla fanghiglia mista a solfati di calcio e di magnesio. Viene utilizzata per risagomare le caselle salanti e le calde ad apertura della nuova campagna.
Margi: stagni costieri costituiti da terreni che si levano sul livello del mare di appena pochi centimetri, quando non
ne stanno al di sotto, gia naturalmente vocati all’ impianto delle saline e alla produzione di sale.
Mazza a tumminu: indennità corrisposta al curatulu, oltre in compenso mensile, una volta pari a 20 centesimi per salma di sale prodotto.
Mezzaiurnata: apprendista o salinaio anziano retribuito giornalmente con la paga del 50% rispetto a quella piena. Minghiozzu: elemento in ferro che congiunge la spira ad altri elementi per ben fissarla dentro la «cammara».
Miscorni: guide che permettono alla Catena di collegare la banderuola del mu-lino americano alla ruota raccoglitrice che si trova all’interno.
Mittiri ‘a caseddra ‘n curria: si dice delle canalizzazioni praticate nella casella salante, al fine di far defluire l’acqua residua.
Mola di supra: corona sferica in pietra, munita di foro centrale attraverso il quale si introduce il sale da molire. Fa parte del mulino-frantoio.
Mola di sutta: corona semisferica, piil grande della prima e fissa, con foro dal quale fuoriesce il sale molito.
‘Mpaiari ‘u mulinu: legare le vele alle pale del mulino a stella.
Muciara: piccola barca, senza vela nè ponte, di 5 o 6 tonnellate di stazza. E impiegata a rimorchio per il trasporto del sale lungo la rete dei canali della salina.
Muddata (‘a salina): si dice della salina predisposta per la raccolta del sale. Muddari ‘a salina e infatti il frantumare la crosta del sale in vista delle successive operazioni.
Mulinaru: operaio stagionale (talvolta il suo impiego era anche annuale) addetto a predisporre e manovrare il mulino a stella.
Mulinu a stidda mulino a vento di tipo olandese, con pale della lunghezza di 4 m. circa. Sfruttando l’energia eolica, mette in funzione la coclea che aspira 1 ‘acqua della fridda.
Mulinu ‘miricanu: mulino a vento, solitamente inteso di tipo americano, munito di 24 pale metalliche lunghe un metro e 20 centimetri ed e autodirezionabile in funzione del vento.
Muntana: funi in canapa che collegano l’asse della cupola del mulino a stella con l’asse centrale della pala.
Muntari 1′ acqua: si dice dell’opera di sollevamento, svolta dai mulini a vento, dell’ acqua della fridda.
Munzeddu: cumulo conico di sale, alto meno di un metro, realizzato dai salinai all’interno delle caselle salanti, dove resta a scolare per una giornata.
Munzidduni: grosso cumulo prismatico di sale depositato sull’ariuni via via che, raccolto, esso viene portato fuori dalle caselle salanti.
Muscaloru: la parte della pala del mulino a stella ricoperta dal telo.
Mussu da ntinna: punta estrema della pala del mulino a stella.
Mutari: trasferire l’acqua da un invaso all’ alto, per caduta o per aumento di livello.
‘Ncucciari: distendere le vele sulle pale del mulino a stella.
Nesciri ‘u sali: complesso delle operazioni di raccolta del sale all’interno delle caseddi e del suo successivo accunulo sull’argine.
Nevuli: grumeroli di sale the si formano sulla superficie frantumata del sale delle caselle nei giorni di bonaccia.
‘Ntinna: pala del mulino a stella realizzata in legno di castagno, di forma trapezoidale e lunga circa m. 4.
Omini di venna: operai componenti la squadra di addetti al trasporto del sale (venna).
Pagghiettini: montanti interni della pala del mulino a vento.
Pala: pala di lamiera metallica, con manico di legno, usata per la raccolta del sale nelle caselle salanti, caratterizzata dalla punta ricurva verso l’alto.
Pala di carricatu: pala utilizzata per riversare il sale nelle ceste o nelle carrriole , in vista del trasporto sull’ ariuni.
Paliaturi: operaio addetto alla raccolta del sale.
Palu: asse verticale interno alla torre del mulino a stella. Trasmette il movimento rotatorio impresso dalle pale al meccanismo di pompaggio della coclea o di frantumazione del frantoio.
Palu di rumpiri: palo di ferro, spalettato ad una estremita e collegato, dall’altra, ad un robusto manico di legno trasversale . Viene usato per frantumare la crosta spessa del sale cristallizzato nelle caselle salanti.
Paluneddu: pala di lamiera metallica, ricurva lateralmente per aumentare la portata, munita di un lungo manico di legno.
Partitaru: salinaio addetto a rompere la crosta del sale e ad ammucchiarla dentro le caselle salanti, facendone defluire il liquido residuo.
Pezzu muntanti: elemento del mulinodei tiranti per trasmettere il movimento alla banderuola.
Piaia: “tirari ‘a piaia” l’operazione di ripulitura delle caselle salanti, con successiva risistemazione delle stesse.
Piatticabili: base in legno che si trova nella parte superiore del mulino americano: ivi il salinaio saliva per la normale manutenzione del mulino.
Pisasali: aerometro di Baume, usato per misurare la densità dei liquidi e, nel nostro caso, la salinità dell’acqua.
Pisci di mammacaura: cumuli di fanghiglia disposti nelle cauri, con forme che richiamano la sagoma del pesce.
Pitinia: residuo di sale rimasto nella casella salante a raccolta ultimata. Viene sistemato in mucchietti e poi prelevato.
Pitiniaru: aiutante degli uomini di venna, incaricato di raccogliere pitinii.
Purtari ‘u mulinu a ventu: orientare le pale del mulino a stella nella direzione del vento.
Purteddu a chiavi: paratia di legno disposta centralmente sull’imboccatura della traversa che separa la salina dal mare aperto.
Purteddu a valvula: paratia della traversa la cui apertura a regolata automaticamente dal succedersi delle fasi della marea. Purtidduzzu: chiusura di legno presente nella serie dei vasi. Viene azionato per svuotare, ripulire e riempire quei bacini.
Quagghiari: si dice del primo accenno di deposizione del cloruro di sodio nelle caselle salanti.
Quartara: brocca di terracotta (o di metallo) usata dalr acqualoru per distribuire ai salinai acqua da bere.
Rabbiu: schiuma che si forma sui conci di tufo delimitanti le cauri, quando l’acqua è gia matura.
Rancula: pietra ad alta resistenza su cui trova posto, al suolo, la parte estrema dell’asse del mulino.
Rapiri i ucchi: operazione con la quale il salinaio provvede a togliere le saracinesche dai canali che collegano le vasche per far defluire le acque.
Rasteddu: rastrello con manico di legno terminante con una lamina rettangolare di metallo, ortogonale al manico
Rota: corona dentata di legno che trasmette it movimento delle pale del mulino a stella all’asse verticale interno alla torre.
Rota di sutta: corona dentata di legno posta all’estremita inferiore dell’asse centrale del mulino a stella.
Ruffiana: vasca terminale della serie dei vasi. Il suo nome deriva dalla posizione intermedia (e dunque mediatrice) fra due ordini di vasche successivi.
Rumpiri ‘u Sali: frantumare la crosta del sale cristallizzato entro le caselle salanti.
Ruzzulu: cilindro di pietra imperniato su una forca metallica trainato da un operaio, viene fatto scorrere sul fondo fangoso delle caselle salanti per compattarne la superficie.
Sachia: canali perl’acqua.
Salinaru: generico per indicare addetto ai lavori in salina.
Sarma: salma. Unita di misura del sale, corrispondente a 16 tumuli all’ atto della vendita e a 24 ceste (o 12 carriole) in fase di raccolta.
Sbannuni: grossa vite in legno che permette di regolare it pescaggio della spira.
Scaluna: listelli di legno fissati ortogonalmente all’ asse centrale della pala del mulino a stella. Vi monta il mulinaro per sistemare le vele sulle pale.
Scanneddu: piolino che viene fatto scorrere lungo la tagghia per computare la quantita di sale accumulato sull’ariuni
Schifazzu: barcone a vela latina con ponte, di 10-12 tonnellate di stazza. Era impiegato nel trasporto del sale lungo il canale di mezzo.
Scuffina: grosso dado in legno che, ruotando, permette l’innalzamento o l’abbassamento dell’ asse della spira.
Signaturi: uomo di fiducia del proprietario della salina, addetto a contabilizzare sulla tagghia le unita di sale prodotto e accumulato sull’ariuni.
Sintina: vasca servitrice di recente introduzione nelle saline del trapanese, che chiude la serie delle cauri. Qui l’acqua raggiunge la densita ottimale, per la cristallizzazione del cloruro di sodio, e viene quindi fatta defluire nelle caselle salanti.
Spiaturu: canalizzazione praticata attraverso la bocca del vasu che immette nel “canali di l’acqua sachia”, al fine di far scorrere l’acqua piovana. “Spiatura” sono anche i canali praticati nelle caselle salanti per convogliare verso l’uscita l’acqua residua dalla concrezione del sale.
Spillavari: si dice del lavaggio dei suoli degli invasi, ripetuto piu volte ricorrendo all’ acqua piovana.
Spira: coclea o vite di Archimede. Interamente in legno, con anima elicoidale cosparsa di catrame e guanto dogato. Esercita azione di pompaggio dell’acqua della fridda usufruendo dell’energia impressa dai mulini a vento.
Spiricedda: coclea pin piccola della spira, trasportabile da un punto all’altro della salina e azionata a mano girando una manovella. Svolge anch’essa funzione di pompaggio dell’acqua.
Spuari (i spiatura): rimuovere periodicamente it sale che si condensa nei canali praticati nella casella salante e blocca il deflusso dell’acqua.
Stasciuneri: lavatori di salina assunti per l’intero semestre di durata della campagna salifera.
Stagghiu: cottimo si riferisce principalmente al lavoro degli uomini di venna, retribuiti a cottimo.
Stasu: asse in legno su cui convergono una serie di funi che reggono le pale del mulino a stella.
Stidda: l’insieme delle pale metalliche del mulino americano.
Stimpirari: aggiungere progressivamente acqua del vasu cultivu alle caselle salanti nelle quali si e verificata una prima evaporazione, ritenuta non opportuna.
Stria’ funi in canapa che collegano l’asse della cupola del mulino a stella con la struttura laterale delle pale. Strinciri: si dice in riferimento al crescere di densita dell’ acqua in evaporazione nelle caselle salanti.
Summu: prosciugato. E it caso di vasi e caseddi che vengono tenuti asciutti per circa un bimestre.
Suttacapu: primo collaboratore del direttore dei lavori della salina.
Suttacuratulu: primo collaboratore dell’ amministratore e gestore della salina, di cui prende sovente il posto.
Tagghia: sorta di regolo di legno, astina sulla quale da un lato vengono segnate le salme di sale raccolto e dall’ altro le decine di salme.
Tagghiari: segnare la salma sulla tagghia.
Tammuru: cilindro coassiale diviso in due, nel centro del quale si trova l’asse principale del mulino a stella. Fa parte del sistema di frenatura.
Tavularu: aiutante degli uomini di venna, addetto a spostare assi di collegamento fra le caseddi e l’ariuni.
Tavuluni: asse di legno di attraversamento, che collega it fondo delle caselle salanti ai relativi bordi e la base dell’ariuni alla sommita dei cumuli prismatici di sale.
Traversa: recinzione esterna della salina, alta fino a un metro e venti centimetri, costituita da conci di tufo accostati a più ordini.
Tri ppi ddui: apprendisti salinari quattordicenni, retribuiti a gruppi di tre col compenso di due adulti.
Tubbu: tamburo di legno cui viene avvolta una corda con funzione di freno dell’ azione rotatoria del mulino a stella. Tumminaru: uomo di fiducia del proprietario della salina, addetto alla misura del sale in vendita.
Tamminu: unita di misura dei solidi. Pari a 20 Kg di sale, in legno di castagno, ha forma di bariletto.
Vasu: generico per indicare le vasche di acqua cruda. Indica più specificamente la vasca adiacente alla fridda, profonda da 50 a 70 centimetri. Qui l’acqua raggiunge e supera gli 8 gradi Baumè.
Vasu cultivu: bacino successivo al vasu, nel quale viene spesso compreso. L’ acqua vi raggiunge 10-11 gradi Baumè di salinità e fa precipitare il perossido di ferro e il carbonato di calcio.
Vasu di cuvernu: modo antico di denominare it vasu cultivu.
Vasu di mmenzu: vasca di collegamento fra cultivu e ruffiana, dei quali costituisce una forma di appoggio.
Venna: squadra di operai (fino ad una ventina circa) addetti alla raccolta del sale e, principalmente, al suo trasportoe deposito sull’ariuni.
Vrazzu: parete di conci di tufo, destinata a separare una vasca dall’ altra.
Vucca: imboccatura dei canali di alimentazione. Si chiude ermeticamente (stagghiari ‘a vucca) con chiuse di legno spalmate di fango alle estremita.