Paceco

Nel 1607 il Viceré di Spagna concede a Don Placido Fardella la “LICENZIA POPULANDI” di Paceco : inizia così ufficialmente la sua storia. Per onorare la moglie Maria Pacheco e Mendoza, il Principe Fardella decide di chiamare Paceco il nuovo insediamento che nasce in un periodo in cui in Sicilia si erano diffusi molti altri insediamenti urbani, per rispondere alla esigenza di dissodare e coltivare nuove terre a grano, del quale c’era una diffusa richiesta.
Viene scelto un luogo elevato e salubre per difendersi principalmente dalla malaria. La scelta si rivela felice, perché il nuovo villaggio attrae parecchi abitanti dalle zone limitrofe. Dopo circa un secolo, Paceco può contare quasi 800 abitanti, anche se ha conosciuto un periodo di stagnazione, dovuta all’assedio di Trapani da parte degli Spagnoli che usano il borgo come base militare.
Nella seconda metà del ’700 Paceco comincia di nuovo a crescere, tanto da raddoppiare il numero degli abitanti che provengono in gran parte da Trapani e quindi il suo sviluppo si intreccia in parte con le vicende della città limitrofa, i cui signori non vedono di buon occhio lo sviluppo del nuovo agglomerato.
La storia di Paceco procede senza traumi fino al 1812, quando il borgo viene trasformato in comune. Anche se il comune mantiene intatta la sua prevalente vocazione agricola, questa data rappresenta da una parte il tramonto del sistema feudale basato sul potere delle famiglie, dall’altra l’avvento della borghesia e con essa l’inizio dell’epoca moderna che vedrà diversi passaggi significativi.
Uno di questi l’Unità d’Italia con l’impresa di Garibaldi in Sicilia, a cui partecipano diversi cittadini pacecoti. Così la vita socio economica di Paceco si dipana con alterne vicende in sintonia con il resto d’Italia fino al 1880, quando viene creata la nuova linea ferrata che porta un certo impulso allo sviluppo economico, aumentando la esportazione dei prodotti agricoli.
Tuttavia le condizioni di vita dei contadini rimangono difficili tanto che alcuni iniziano la via dell’emigrazione verso il Nord America, altri cominciano sin dal 1890 a creare società di mutuo soccorso, cooperative e leghe per migliorare la propria situazione sociale. Protagonista indiscusso di questa fase tormentata e ricca di movimenti sociali è Giuseppe Drago di Ferro che lotta con tutte le sue forze per fare crescere il paese.
Lo scoppio della prima guerra mondiale rallenta l’attivismo socialista e porta centinaia di pacecoti sul fronte di battaglia contro l’Austria: di essi alcuni perdono la vita sul Piove per difendere la Patria. La fine della guerra vede il riaccendersi dei movimenti socialisti e popolari che cominciano a spegnersi dal 1923 in poi con l’avvento del fascismo.
Sono presenti quattro chiese che coincidono all’incirca con la fondazione del paese.
La Chiesa del Rosario, chiusa al culto dopo il terremoto del 1968, fu edificata tra il 1607 ed il 1615 per volontà di Maria Pacheco. La sua è un’architettura dalle linee semplici adatte al luogo di origine. Conserva arredi e paramenti dell’epoca di sicuro interesse storico-architettonico.
La chiesa della madrice, dedicata a Santa Caterina risale alla fondazione del borgo. Purtroppo rifacimenti e restauri ne compromettono l’impianto originale, ma un’attenta osservazione consente di ricostruire attraverso l’architettura, gli arredi e gli addobbi, la storia di questa comunità.
La chiesa di Maria S.S. di Porto Salvo e la chiesa di San Francesco di Paola vengono edificate più o meno nei primi del ’600. La prima è nota per tradizionale devozione a San Giuseppe. La seconda è stata sconsacrata per un certo periodo, ospitando nel 1903 un’assemblea, tenuta dalla russa Balabanoff che cercava di organizzare i contadini.

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